La Reggina affonda nelle acque gelide dello Stretto e perde anche il derby di ritorno a Messina. Come accaduto all’andata, il derby spezza le ali dell’entusiasmo generato dopo 3 risultati buoni consecutivi. Ma questa sconfitta, seppur pesantissima e netta, non è simile a quelle tante subite tra novembre e dicembre. La squadra di Alberti esce piegata ma con onore, dopo aver disputato un primo tempo encomiabile ed audace, nel quale meritava la rete, andandoci vicina due volte con l’ispiratissimo Insigne, schierato nel tridente con Louzada e Masini. Belardi ed Aronica le novità, pagano Kovaksik ed Ungaro. Per il resto conferme in mezzo al campo per i giovani Mazzone e Condemi. L’inizio è quasi tutto di marca amaranto ma la concretezza è merce rara. Insigne ruba palla a Bortoli ed esplode un sinistro che scheggia il palo, poi imbecca Louzada ma il sudamericano è miracolosamente anticipato da Stefani. Per Belardi solo ordinaria amministrazione fino al 40’ quando il talento Ciciretti invita Bortoli al quale, da due passi, basta toccare per infilare l’1 a zero. Messina inaspettatamente in vantaggio, Reggina immeritatamente sotto. Ad inizio ripresa i peloritani allungano. Corner ancora di Ciciretti preda di Luca Orlando che bissa la rete dell’andata, tagliando le gambe ai calabresi. È una mazzata per Alberti ed i suoi. Il tecnico prova a dare una scossa, dentro Viola e Gallozzi per Louzada e Condemi. C’è un accenno di reazione, Masini, Armellino e Viola non trovano la porta. La trova invece Corona al 64’ innescato da una rapida verticalizzazione. Il sinistro del bomber fulmina Belardi, 3 a zero. La Reggina ci riprova ancora ma il Messina in contropiede è letale. Ciciretti salta quasi tutti partendo dalla destra e scocca un mancino angolato che certifica il crollo totale dei ragazzi di Alberti. A 4’ dal termine Insigne trova la porta dopo 3 mesi. La sua punizione scavalca la barriera e finisce in rete, 4 a 1 che non addolcisce il viaggio di ritorno in traghetto. La missione salvezza è difficile ma non impossibile, Alberti ci crede e loda i suoi giovani ma invoca rinforzi di qualità.
Manuel Soluri