“Non appare in grado di corrispondere al necessario rilancio della domanda interna la previsione di una “tassa piatta” sui redditi da lavoro che, al di là dell’impatto sui conti pubblici, avrebbe una ricaduta territoriale fortemente asimmetrica, a svantaggio del Mezzogiorno, l’area con redditi più bassi”. Lo dice Luca Bianchi, direttore Svimez, in audizione sul Def, sottolineando che anche eventuali aumenti dell’Iva o riduzioni della spesa pubblica “avrebbero un impatto significativamente maggiore sul Mezzogiorno” risultando “insostenibili”. Il quadro “assai prudenziale, ma realistico che emerge dal Def purtroppo conferma i rischi che già in autunno avevamo lanciato: la “grande frenata” del Mezzogiorno, nel quadro di rallentamento e profonda incertezza della dinamica dell’economia nazionale. Con un’Italia che si ferma dopo quattro anni di (sempre più debole) ripresa al Sud torna il segno meno (-)” dice Luca Bianchi, spiegando che le stime tendenziali danno +0,2 al centro-nord e -0,2% nel Mezzogiorno, sottolineando che “manca una strategia”. Anche sugli investimenti “non è prevedibile una significativa accelerazione nel 2019, anche per i modesti effetti che possono avere nell’anno provvedimenti quali lo “Sblocca cantieri” e il “Decreto crescita”, emanati in questi giorni”. Per questo lo scenario programmatico vede nel Mezzogiorno il Pil a -0,06 e nel Centro-Nord +0,27. Il reddito di cittadinanza invece ha un impatto leggermente superiore nel Sud (+0,14% contro il +0,07% al Nord) per la maggiore concentrazione dei beneficiari.