Una sala dedicata alle vittime di femminicidio che raccolga testimonianze, documenti e fotografie sulla violenza alle donne. È quella inaugurata a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale grazie all’iniziativa dell’Osservatorio regionale contro la violenza di genere, coordinato da Mario Nasone. Al taglio del nastro hanno partecipato i familiari di vittime della violenza di genere in Calabria: Francesco Chindamo, fratello di Maria Chindamo, Annie Russo, figlia di Maria Antonietta Rositani, e una delle figlie di Mary Cirillo, a cui è stata dedicata la “Stanza della memoria”. “Una stanza che vuole dare un nome e un volto alle tante vittime da femminicidio di questa regione – ha affermato Mario Nasone -. Persone concrete che noi vogliamo ricordare a tutta la comunità calabrese in questo luogo simbolico che è la casa dei calabresi, dove ascoltare il grido di sofferenza che viene da queste storie che hanno riguardato donne, ma anche i loro figli, che sono considerati vittime secondarie ma che pagano un prezzo altrettanto pesante”. Una cerimonia sobria, resa però significativa dalla presenza dei familiari di donne uccise: da Rosetta Origlia, madre di Mary Cirillo, con il marito ed i quattro figli, ancora minori della donna di Monasterace uccisa dal marito il 18 agosto del 2014, a Matilde Spadafora, madre di Roberta Lanzino, presente assieme al marito Franco Lanzino, oltre alle presenze del procuratore generale di Reggio Calabria Bernardo Petralia, e del presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria Luciano Gerardis. “Una stanza della memoria che è parte di un progetto più ampio – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto -. Mi riferisco all’invito rivolto alle scuole della nostra Regione di intitolare, di dare un segno di riconoscimento, ad una vittima di femminicidio. Non vi nascondo, però, che qualche giorno fa sono rimasto un pò perplesso di fronte all’ennesima vicenda che ha avuto come vittima Maria Antonietta Rositani, a pochi chilometri da qui. Serve non solo una nuova legge regionale, o nuove risorse da mettere a disposizione, è necessario un fortissimo investimento culturale che va fatto su questa materia. Perché potremmo fare tutti i convegni che vogliamo, possiamo fare tutte le norme che vogliamo, ma se non investiamo per far capire che cosa vuol dire la barbarie e il femminicidio, in una regione come la Calabria, dove si vivono già tantissime asimmetrie di genere per moltissime questioni, probabilmente non riusciremo nel nostro obiettivo, quello di invertire le tragiche statistiche di questo fenomeno”.