CATANZARO. Si è tenuto venerdi 16 gennaio l’appuntamento consolidato di inizio anno della “Cena al Buio” dell’Unione Italiana Ciechi e ipovedenti di Catanzaro. Programmata quest’anno tra le attività del Rotary di Lamezia Terme, dove la Presidente Rotary la Dott.ssa Gigliotti Raffaella ha fortemente voluto che l’UICI provinciale si occupasse della gestione ed organizzazione del momento conviviale pensato e studiato al fine di far comprendere alla società cosi detta normodotata, quali siano gli impedimenti giornalieri affrontati da un disabile visivo. E’ così che infatti la sera del 16 è stata caratterizzata dai riti statutari del Rotary, i quali hanno intonato i propri inni e fatto dono al Presidente Luciana Loprete di un proprio gagliardetto in memoria della serata, dall’esemplari parole della Dott.ssa Gigliotti che ha voluto sottolineare come organizzazioni del genere non siano invenzioni di “marketing enogastronomico” ma bensì momenti che devono portare alla riflessione nonché da ciò che la Presidente Loprete ha voluto evidenziare. Ella ha infatti espresso la propria e sincera approvazione per ciò che il Rotary club in persona del suo Presidente ha voluto fortemente realizzare, affermando – “momenti come questi servono e devono servire affinché più parti di una società distratta possano convergere nel comprendere quali siano le reali difficoltà di un soggetto affetto da disabilità” – “questa sera non saremo noi ad essere accompagnati da voi, ma sarete voi questa volta a dovervi fidare, questa serata, come detto in precedenza, sarà per tutti un punto di inizio, un modo semplice ma quanto mai concreto per comprendere cosa significhi essere affetti da una disabilità sensoriale visiva”. Dopo aver dato inizio al rito consolidato della cena, necessario per comunicare ai commensali le regole basilari per la buona riuscita della cena, il personale non vedente di sala ha provveduto alla sistemazione dei tavoli ed all’accompagnamento degli ospiti ognuno ai propri tavoli, infatti nell’occasione l’assegnazione dei posti è stata del tutto casuale. Ciò per acutizzare gli altri sensi dei presenti nel riconoscimento dei compagni di viaggio accomodati al medesimo tavolo. “Un servizio celere e nei tempi di una cena normale”, questa è stata una delle prime dichiarazioni rilasciate dai commensali a conclusione della serata, i quali hanno aggiunto i personali apprezzamenti per come è stata gestito l’intero servizio e di come tali occasioni servano realmente a far riflettere sulla reale cecità di chi vede. Nel concludere l’intera serata infine il Presidente Loprete si è lasciata ad una personale riflessione dovuta al tormento che giornalmente l’affligge nonché alle continue lotte che con la scadenza del suo secondo mandato di Presidente contano in 10 anni di battaglie, ella infatti ha voluto sottolineare come pur essendo queste cene un momento per avvicinare varie realtà al mondo della cecità, e quanto mai disarmante apprendere che vi è una percentuale del 70 % che rifiuta di vivere un’esperienza del genere. Certo – aggiunge la Presidente Loprete – nel corso di questi 10 anni ho avuto modo di imbattermi ogni giorno contro muri di indifferenza e di insensibilità dalle più svariate classi sociali, e la cosa più intollerante è quando oltre che all’indifferenza ci si imbatte contro un muro di cattiveria e ignoranza. Si ritiene che il Cieco solamente perché percepisce un indennizzo possa essere ripagato della mancanza del senso primario, ma non vi è cosa più inesatta, non ci saranno mai abbastanza indennizzi che possano sopperire alla mancanza della vista, al poter guardare il viso dei propri figli ed a poter vivere una vita in piena autonomia. Noi siamo e saremo sempre qui a lottare ed a lavorare per il bene dei disabili visivi, abbiamo infatti avuto la fortuna di essere stati resi degli uomini e delle donne in grado di potersi ritagliare uno spazio considerevole all’interno della società, molti di noi infatti sono avvocati, professori, commercialisti, musicisti, fisioterapisti ed impiegati di livello. Non posso però garantire che le stesse competenze potranno essere accolte dai giovani ciechi di oggi, i quali non avendo il giusto stimolo di cercare il modo per affermarsi quali persone complete vivono in situazioni di inerzia. Se a questo aggiungiamo l’inadeguatezza del sistema scolastico che ancora oggi non è in grado di formare alla vita l’alunno disabile visivo e le limitazioni delle famiglie che non permettono loro di partecipare attivamente alla vita associativa e sociale, il quadro diventa catastrofico. L’auspicio è quello che nelle prossime cene, i veri protagonisti non siano più i professionisti affermati che sino ad oggi si sono prestati all’organizzazione di questi momenti conviviali, ma che i prossimi siano io giovani disabili visivi che supportati e non limitati dalle proprie famiglie possano mettersi in gioco nel dimostrare anch’essi le proprie capacità, le quali però, se non coltivate ogni giorno, di certo non potranno mai essere espresse al meglio.