La famiglia Rosso ha scritto alle redazioni di RTC e de Il Giornale di Calabria riguardo gli sviluppi delle investigazioni che hanno portato, nella scorsa settimana, ad una svolta, ovvero gli arresti dei due presunti mandanti dell’omicidio. Nella missiva la famiglia della vittima ringrazia la Procura della Repubblica di Catanzaro e l’Arma dei Carabinieri del Comando di Sellia Marina:
“Tutti i membri della famiglia Rosso non hanno mai dubitato dell’impegno degli inquirenti e non hanno mai covato un sentimento di vendetta-si legge nella lettera.
Odio, rancore e vendetta sono infatti sentimenti che non appartenevano a Francesco ed alla famiglia Rosso, la quale ha sempre cercato di risolvere legalmente i problemi con il confinante, resosi autore di questo riprovevole gesto. Si è parlato di screzi, dispetti ed invidie professionali tra le due famiglie. Trattasi di una verità parziale, in quanto riguardante esclusivamente il Russo, dal momento che questi nel lontano 1999 aveva maldestramente tentato di appropriarsi illegittimamente di un terreno appartenente al nonno di Francesco. E’ doveroso infatti effettuare alcune precisazioni.
E’ notorio che la vicenda trae origine nel 1999 quando Russo Evangelista decide di appropriarsi della proprietà del nonno di Francesco.
In particolare, quel giorno, il Russo inveiva nei riguardi del nonno, dello zio e della mamma di Francesco, i quali erano stati oggetto delle urla di minaccia di morte perpetrate nei riguardi del signor Antonio. Di poi il Russo inveiva violentemente nei confronti dei membri della famiglia Rosso,scaraventando oggetti e malmenando i presenti. E’ a questo punto che il papà di Francesco decise di bloccarlo, la cui manovra comportò una ferita al capo del Russo.
Il Tribunale riconosceva la legittima proprietà del terreno al nonno di Francesco, il Tribunale penale dichiarava estinti i reati di rissa che avevano visto coinvolgere alcuni membri della famiglia Russo ed altri di quella dei Rosso.
Purtroppo, mentre la famiglia Rosso continuava a svolgere la vita quotidiana dedicandola esclusivamente al lavoro, il Russo covava un odio sempre più forte nei riguardi del papà di Francesco, fino al punto di tentare di ucciderlo nel 2003 in un bar alla presenza di clienti. E’ stata solamente per una fatalità per cui il papà di Francesco non è morto. Russo si era procurato l’arma illegalmente , la quale presentava la matrice abrasa. La famiglia Rosso attendeva una pena esemplare nei riguardi del Russo, che non arrivò, in quanto il tentato omicidio venne declassato a lesioni gravi , sol perchè l’arma era di piccolo calibro! Non soddisfatto, il Russo continuava a minacciare di morte il signor Antonio, costringendolo a sporgere querela nei suoi confronti, per le quali oggi pende un giudizio penale dinanzi al Giudice di Pace di Catanzaro.
A questo punto ci poniamo una domanda: se fossero stati accolti i molteplici gridi di aiuto da parte della famiglia Rosso, oggi Francesco sarebbe ancora qui con noi? Per questo, dopo quasi quattro anni di silenzio, la famiglia Rosso, trafitta da un dolore incolmabile, chiede giustizia”.