CATANZARO. Il Consiglio direttivo della Camera penale “A. Cantafora” di Catanzaro ha deliberato lo stato di agitazione dei propri iscritti per protestare contro “la mortificante situazione” nella quale oltre 100 avvocati difensori “si sono trovati a operare nel corso dell’udienza preliminare del 26 ottobre” nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Stige” contro alcune cosche del Crotonese. Lo rende noto un comunicato del Consiglio direttivo della Camera penale catanzarese, presieduto dall’avvocato Massimo Ermenegildo Scuteri. “La partecipazione dell’imputato all’udienza – si legge nel comunicato – è necessaria non solo perché in questo modo egli ha pronta contezza dell’attività giudiziaria che lo riguarda, ma anche perché egli, in qualunque momento, può rendere dichiarazioni spontanee ritenute utili in ordine ai fatti di causa. Ebbene, il rispetto di tali guarentigie – evidenzia il Consiglio direttivo della Camera penale “A. Cantafora” – non è stato assicurato ai 188 imputati del processo “Stige”. Tale deprecabile evenienza è derivata dalla assoluta inadeguatezza dell’aula bunker di Catanzaro, ovvero dell’aula individuata per la celebrazione del processo. La Camera Penale di Catanzaro stigmatizza “sdegnata la mortificante situazione in cui il collegio difensivo, rappresentato da oltre cento difensori si è trovato a operare nel corso dell’udienza preliminare del 26 ottobre. Molti avvocati sono stati addirittura costretti a partecipare alle quasi otto ore di udienza senza neppure poter trovare posto su una sedia e, atteso il numero di persone presenti e la mancanza di adeguati mezzi di comunicazione (microfoni e telefoni), di poter prestare il loro patrocinio in maniera adeguata con evidenti riflessi sul diritto di difesa”.