E’ nato a Rosarno il 27 febbraio del 1963, ma da molti anni risiede a Reggio Emilia, Francesco Amato, l’uomo che lunedì mattina si è asserragliato in un ufficio postale della provincia reggiana dove, armato di coltello, ha preso in ostaggio alcuni dipendenti. Amato lo scorso mercoledì era stato condannato dal Tribunale di Reggio Emilia a 19 anni di reclusione con l’accusa di associazione mafiosa nell’ambito del maxi processo “Aemilia” contro le cosche di Cutro trapiantate in Emilia Romagna. Amato è stato ritenuto partecipe dell’associazione che fa capo al boss Nicolino Grande Aracri. In passato, peraltro, era incappato in analoghe inchieste giudiziarie contro la ‘ndrangheta cutrese in Emilia, come quelle denominate “Grande Drago” e “Edilpiovra”. Insieme ad altri suoi congiunti, tutti originari del Reggino, Amato aveva costituito un sodalizio che veniva considerato il braccio armato della cosca Grande Aracri. Dopo la condanna di mercoledì scorso, l’uomo è stato raggiunto da un ordine di carcerazione insieme ad altre 14 persone condannate per associazione mafiosa nello stesso processo, ma da quel momento aveva fatto perdere le sue tracce. È ricomparso questa mattina nell’ufficio postale di Pieve Madolena.