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La magistratura minorile chiede più risorse

La magistratura minorile chiede più risorse

CATANZARO. Più risorse sul territorio, un numero maggiore di assistenti sociali, servizi più numerosi e meglio distribuiti nelle varie regioni e un potenziamento significativo al Sud: ecco la richiesta al Governo da parte dagli addetti ai lavori del XXXVI congresso dell’Associazione italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia tenutosi a Catanzaro. Per tutelare e promuovere i diritti dei minorenni e le loro famiglie e aiutarli concretamente nei momenti di grave difficoltà, accanto ai provvedimenti servono servizi specializzati e formati, comunità funzionanti e atte ad accogliere minori bisognosi, case famiglia accoglienti e gestite da personale altamente qualificato, tutori motivati, progetti per il reperimento e il sostegno alle famiglie affidatarie. Nella prima fase di intervento sono necessari operatori specializzati e formati che possano individuare le situazioni di difficoltà e offrire sostegno, nella fase successiva comunità funzionanti ed accoglienti, famiglie affidatarie, esperienze di accoglienza residenziale e operatori e reti di volontari che sostengano questi progetti e siano di aiuto agli affidatari e alle famiglie di origine. Per poter assicurare prestazioni ancora più elevate e efficaci, accantonato il disegno di legge che puntava all’abolizione dei Tribunali per i minorenni, va ora rilanciato il disegno di unificazione delle competenze giudiziarie in materia di famiglia, minori e persone, ha affermato Francesco Micela, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Palermo e Presidente dell’A.I.M.M.F. Con il giudice specializzato del Tribunale della Famiglia saremo in grado di gestire le situazioni di famiglia con l’intervento di un collegio integrato da esperti delle varie discipline sociali e umanistiche (assistenti sociali, psicologi, neuropsichiatri infantili, educatori, insegnanti) come avviene oggi all’interno del Tribunale dei Minorenni. Ci auguriamo quindi, ha aggiunto Micela, che se l’obiettivo di tutti è quello di permeare della cultura minorile la giustizia ordinaria, piuttosto che sopprimere quanto già esiste e funziona efficacemente sia costituito quanto prima questo nuovo organo giudiziario, affiancato da un Pubblico Ministero anch’esso specializzato, che riunisca tutte le competenze in materia di famiglia e del giudice tutelare. In ogni caso, come ha sottolineato il Consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, Piergiorgio Morosini, durante il Congresso, “occorre lavorare perché la giustizia minorile funga da modello per l’intera giurisdizione, in cui siano la persona e i suoi diritti ad essere messi al centro e il giudice sia il regista di un processo inteso non come pratica burocratica ma come luogo della dignità della persona”. Anche la funzione educativa e riabilitativa del Tribunale per i Minorenni e l’istituto della Messa alla prova utilizzata dalla giustizia minorile potranno essere di modello per la giustizia penale degli adulti. Un’intera sessione del congresso è stata dedicata alla tematica dell’accoglienza e dell’ascolto dei minori stranieri, confrontando le modalità operative dei vari tribunali italiani tese a garantire un innalzamento della qualità dell’accoglienza e a scongiurare l’arruolamento di questi soggetti fragili da parte della criminalità. In un’altra sessione alcuni dei giudici di Tribunali meridionali interessati dal fenomeno dei minori provenienti da famiglie coinvolte nella criminalità organizzata si sono confrontati sulla necessità di garantire a questi minori (che vivono sostanzialmente una condizione di abbandono morale) la possibilità di sperimentare una vita diversa grazie al progetto “Liberi di scegliere”. Il Congresso è diventato anche l’occasione per siglare il protocollo d’intesa tra i Tribunali di Catanzaro e Reggio Calabria e l’Unicef, con lo scopo di rafforzare l’attuazione pratica del progetto. Numerosi infine sono stati i progetti rivolti alle scuole e ai ragazzi presentati dai magistrati di tutta Italia, perché siano utilizzati come best practice da diffondere. Il “genitore digitale” presentato da Gemma Tuccillo, Capo Dipartimento della giustizia minorile e di Comunità, che, facendo networking con gli altri genitori sia in grado di monitorare la vita virtuale e social dei ragazzi, il “Gruppo NOI” attivo in Piemonte che responsabilizza e rende consapevoli gli stessi ragazzi dei propri bisogni, in modo che siano attivati gli operatori del territorio, “Ciak” diffuso come progetto pilota nel sud Italia che invita i ragazzi delle scuole, affiancati dai giudici togati e onorari, a mettere in scena un processo simulato per ?evitare un processo vero.

 

 

 

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