Sono oltre 37mila in Calabria gli anziani con deficit cognitivo
CATANZARO. Il progressivo invecchiamento della popolazione ha comportato un aumento dei disturbi cognitivo-comportamentali di natura neurodegenerativa, destinati ad acquisire in futuro sempre più rilevanza. Tra le sindromi neuropsichiatriche più comuni vi sono le demenze: con una prevalenza del 5-8% negli over 65, colpiscono 1,2 milioni di italiani (circa 37.500 in Calabria) e, in circa il 15-25% dei casi, possono associarsi a depressione. Nella presa in carico del malato di demenza, dal riconoscimento dei primi sintomi al trattamento a lungo termine, il Medico di famiglia è una figura cruciale all’interno della rete integrata di servizi sul territorio. A lui è dedicato il progetto di formazione itinerante “Piano Nazionale Demenze, nuovi scenari di cura”, che arriverà a Catanzaro (presso l’Hotel Guglielmo) il 15 ottobre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Italiana Psicogeriatria con il grant incondizionato di Angelini, azienda da anni impegnata a tutela della salute mentale dell’anziano, prevede un ciclo di 13 eventi ECM locali in 13 Regioni italiane, da maggio a novembre. Obiettivo: raggiungere oltre 650 Medici di Medicina Generale, ai quali presentare i contenuti e le finalità del recente Piano Nazionale Demenze, per suggerire un più corretto approccio diagnostico-terapeutico al problema. All’evento di Catanzaro parteciperanno 60 Medici di famiglia provenienti da tutta la Regione. Le demenze sono sindromi cerebrali degenerative che colpiscono la memoria, il pensiero, il comportamento e la capacità di svolgere le attività quotidiane. Il loro carattere progressivo rende necessaria una diagnosi tempestiva, che consenta di attivare interventi farmacologici e psico-sociali volti a rallentare l’evoluzione della malattia e contenerne i disturbi specifici. Partendo da queste considerazioni e dalla volontà di combattere lo stigma che spesso accompagna tali malattie, il 30 ottobre 2014 è stato approvato l’accordo tra Stato e Regioni sul documento “Piano Nazionale Demenze” che, puntando a una gestione integrata e multidisciplinare del problema, intende fornire indicazioni strategiche per migliorare e uniformare la qualità dell’assistenza erogata in Italia: dalle terapie specialistiche al sostegno e all’accompagnamento del malato e dei caregiver, durante tutto il percorso di cura. In questo complesso scenario si colloca l’operato del Medico di famiglia, fondamentale per l’applicazione degli obiettivi del Piano, in collaborazione con lo specialista. “La complessità della sfida alle demenze e la loro crescita esponenziale, legata all’aumento dell’aspettativa di vita, rendono necessario strutturare sul territorio interventi assistenziali appropriati e precoci, che richiedono un’adeguata preparazione da parte del personale sanitario”, spiega Marco Trabucchi, Presidente di AIP. “Il Piano Nazionale Demenze costituisce il primo tentativo di dare al nostro Paese una guida unitaria per affrontare una priorità mondiale di salute pubblica: è un punto di partenza di grande significato, perché coinvolge gli operatori a tutti i livelli, comunicando ai cittadini un impegno diffuso da parte della comunità. Per questo motivo, l’Associazione Italiana Psicogeriatria intende dar vita a un’intensa attività formativa, volta a presentare il Piano ai Medici di Medicina Generale, aumentare la loro consapevolezza sul problema demenze e coinvolgerli nella rete assistenziale integrata, dove rappresentano una figura centrale: sono infatti il primo riferimento sul territorio per il paziente e i caregiver. Il loro ruolo è essenziale per riconoscere tempestivamente i sintomi, portare la famiglia alla coscienza del bisogno di un intervento, intercettare i casi da avviare ai Centri specialistici e supportare l’assistito e i suoi familiari lungo tutta la storia naturale della malattia, in un percorso condiviso con lo specialista”. “La nostra Regione è molto indietro nella realizzazione di un’efficiente rete regionale capace di affrontare efficacemente la gestione dei pazienti con demenza”, afferma Amalia Cecilia Bruni, direttore del Centro Regionale di Neurogenetica (CRN) di Lamezia Terme, Presidente della sezione Calabria di AIP, componente del Comitato scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità nonché membro del Tavolo ministeriale che ha prodotto il piano nazionale. “La necessità di un piano di rientro per la sanità, commissariata da circa sei anni, e il contestuale disinteresse istituzionale hanno congelato fino ad ora sia il recepimento del Piano Nazionale Demenze, sia il completamento di qualsiasi tipo di progettazione globale. Questo ha impedito il riordino delle Unità Valutative Alzheimer (UVA) e la loro effettiva trasformazione in Centri per i Disturbi Cognitivi e per le Demenze (CDCD), con la conseguenza che le UVA sono oggi realtà sparse, mal organizzate, non dotate di pluri-professionalità e poco seguite dalla maggior parte delle direzioni generali. Inoltre, non configurandosi come strutture dedicate, impediscono di fatto che i professionisti possano dedicarsi, con strumenti adeguati, all’assistenza e alla diagnosi dei pazienti e delle loro famiglie”. “Come AIP Calabria, con il corso previsto a Catanzaro, ci aspettiamo di migliorare la sensibilizzazione, l’aggiornamento e la discussione delle problematiche dei pazienti con demenza”, prosegue Bruni. “Ci sono tre problemi principali: da un lato, il fatto che le UVA hanno scarse professionalità su cui contare, dall’altro, la generale mancanza di centri diurni specifici e di residenze dedicate alla gestione della malattia; infine, la scarsa consapevolezza della problematica nella collettività e nella medicina generale. E questo, nonostante negli ultimi venti anni il CRN abbia svolto un lavoro capillare di assistenza e di ricerca sul territorio, anche grazie all’individuazione di diversi progetti sanitari innovativi e alla messa a punto di una serie di elementi costitutivi della rete, che ci auspichiamo di realizzare per supportare i pazienti. In questo contesto, l’appuntamento di Catanzaro è tanto più importante se si considera che, ancora oggi, molte persone arrivano a consultazione con una storia di malattia iniziata già anni prima e che circa il 30% dei malati che afferisce agli ambulatori del centro regionale di Neurogenetica presenta forme di demenza giovanile o genetica, che impongono la definizione di percorsi ancora più particolareggiati, come, per esempio, un percorso di counseling genetico”.